La crisi della cultura italiana in Turchia

La cultura italiana in Turchia ha goduto nel tempo di una posizione di prestigio rispetto a tutte le altre culture che operano nel paese. Attualmente, però, la comunità italiana residente ad Istanbul lamenta problemi riguardanti le scuole italiane e gli Istituti Italiani di Cultura in Turchia ed il conseguente pericolo di perdita della posizione e di immagine dell’Italia nel paese.

Il governo turco, negli ultimi anni, ha stabilito che gli studenti turchi e stranieri residenti nel paese debbano frequentare le scuole dell’obbligo turche. Per garantire un’istruzione conforme a quella del paese d’origine le istituzioni consolari straniere hanno acconsentito al trasferimento di alcune delle scuole entro i confini delle sedi diplomatiche.

I cittadini italiani residenti stabilmente o temporaneamente ad Istanbul hanno accesso all’IMI, Istituti medi italiani, scuole secondarie di I grado (ex scuole medie) e scuole secondarie di II grado (liceo scientifico). L’IMI è una scuola statale italiana riconosciuta dal MIUR, gli studenti che la frequentano acquisiscono un titolo legalmente riconosciuto dallo Stato italiano. Il MIUR cita la Galileo Galilei (Liceo Scientifico), tra le scuole paritarie italiane . Non esiste una scuola elementare statale o paritaria italiana che consenta l’accesso diretto all’IMI. La  Marco Polo è l’unica scuola italiana presente ad Istanbul per i livelli di Scuola dell’Infanzia e Scuola primaria ma, contrariamente all’IMI e alla Galileo Galilei, non è elencata tra le scuole riconosciute dal MIUR e quindi dal sistema di istruzione italiano.

Ad ora il governo turco tollera la frequenza della Marco Polo qualora almeno uno dei genitori dello studente sia cittadino italiano o europeo. Non è consentito ad un bambino che sia figlio di due cittadini turchi frequentare la Marco Polo.  Attualmente la Marco Polo è frequentata da 80 bambini italiani, di cui almeno 2 di origine sarda e vi operano 3 insegnanti sardi.

La Marco Polo è situata all’interno dei confini delle sedi diplomatiche italiane. È una scuola gestita da un’associazione turca legalmente registrata in Turchia, perciò sottoposta alla legge turca in base alla quale, per ogni cittadino straniero assunto, l’azienda deve assumere cinque cittadini turchi. La scuola, dunque, per 9 dipendenti dovrebbe assumere altri 45 turchi.

Per il genitore italiano che scelga per i propri ragazzi una formazione i cui programmi si colleghino alla scuola media statale IMI, si pone la criticità di non far assolvere, al proprio figlio, gli obblighi scolastici poiché, attualmente, la Marco Polo è un’azienda privata non elencata nel MIUR il cui titolo non è legalmente riconosciuto e quindi non spendibile in Italia.

Per questa ragione i cittadini italiani, rappresentati dall’Associazione italo-turca – Türk İtalyan Derneǧi, richiedono che la scuola Marco Polo, unica scuola italiana presente ad Istanbul per i livelli di Scuola dell’Infanzia e Scuola primaria, venga riconosciuta dal Ministero come scuola statale o paritaria. Tra i requisiti richiesti nella domanda per il riconoscimento del Miur sarebbe necessario ampliare gli spazi della scuola. I genitori dei bambini che frequentano la scuola si sono già organizzati presentando 3 diversi progetti di ampliamento ma sarebbe necessaria la volontà politica, da parte del corpo diplomatico, di porre in essere il progetto al fine del riconoscimento al MIUR.

Le problematiche poste dal mancato riconoscimento da parte del MIUR non si limitano all’assolvimento dell’obbligo scolastico degli alunni ma riguardano anche la situazione di precarietà degli insegnanti e dei dipendenti della scuola. Essendo la Marco Polo una scuola che fa capo ad un’associazione turca segue la legge turca. Pertanto, per evitare un ingestibile sovradimensionamento del personale, è complicato contrattualizzare i dipendenti.

La mancata contrattualizzazione comporta l’impossibilità ai dipendenti italiani di richiedere il visto per lavoro. Sino ad ora i docenti, pagando, sono riusciti ad ottenere il visto turistico lungo valido per 3 anni. Ultimamente, tuttavia, il governo turco è restio a concedere ai cittadini europei questo genere di visto e non è semplice ottenere un visto se non per coloro che sposano un cittadino turco o sono proprietari d’immobili in Turchia. La situazione di precarietà contrattuale determina un continuo ricambio della classe docente e fa venir meno il diritto alla continuità didattica degli studenti.

La situazione sarebbe diversa se la Marco Polo venisse riconosciuta come scuola statale o paritaria. Agli studenti verrebbe garantita la continuità didattica, la classe docente e gli amministrativi verrebbero selezionati dal ministero e godrebbero di maggiori tutele lavorative, inclusa la possibilità di entrare in Turchia con passaporto diplomatico o con regolare contratto e visto per motivi di lavoro, così come avviene per i docenti dell’IMI.

Alla comunità italiana non interessa la gratuità della scuola Marco Polo  ma il riconoscimento da parte del MIUR al fine di dare la possibilità ai ragazzi di assolvere all’obbligo scolastico e ai dipendenti della scuola di sanare la condizione lavorativa.

I problemi segnalati dalla comunità italiana non riguardano solo le scuole ma anche gli Istituti Italiani di Cultura.

 Già ad Ankara ed ad Izmir gli istituti di cultura, e di conseguenza i corsi di lingua italiana, sono stati chiusi. Izmir è la città nella quale risiede la  maggior parte dei membri della comunità italiana in Turchia (oltre 5000 persone iscritte all’AIRE).

Rimane operativo solo l’Istituto Italiano di cultura di Istanbul, sorto nel 1951, che impiega complessivamente 7 dipendenti.

La l.401/90 sugli IIC stabilisce che uno dei principali obbiettivi di questi istituti sia la promozione all’estero della lingua e della cultura italiana.Sino al 2018 l’Istituto Italiano di Cultura di Istanbul, si occupava della promozione della lingua italiana tramite dei corsi ai quali erano iscritti in media 800-900 studenti ogni trimestre. La quota di iscrizione ad ogni livello di corso è pari a 150 euro; i corsi di lingua, dunque, costituivano la maggiore fonte di finanziamento per l’attività dell’Istituto. Per l’anno 2018/19 i corsi sono stati chiusi senza che questa decisione venisse giustificata. I docenti dei corsi, cittadini italiani e sardi che hanno collaborato con l’istituto per oltre 10 anni, sono stati licenziati e non è stato loro corrisposto il TFR come previsto da contratto. Lo stipendio veniva corrisposto in lire turche e non in euro.

Gli insegnanti non risultano essere dipendenti dell’Istituto ma assunti tramite appalto da una società turca perciò il contratto segue la legge turca. Il Consolato, nel contratto, si è impegnato ad onorare i pagamenti da corrispondere agli insegnanti qualora l’associazione turca appaltatrice, destinataria di una risibile percentuale degli introiti derivanti dai corsi, non fosse in grado di onorare i debiti con gli insegnanti (TFR, contributi).

Facciata della Marco Polo

 

 

Gli insegnanti, prima di far causa al Consolato, hanno chiesto una conciliazione ma gli avvocati della controparte non si sono presentati. I 5 insegnanti, perciò, intraprenderanno a malincuore la causa contro il Consolato in difesa dei propri diritti anche se questo crea loro rammarico per il danno d’immagine che potrebbe derivare agli istituti diplomatici e allo Stato italiano qualora la questione venisse divulgata dalla stampa turca.

I lavoratori coinvolti in questa vertenza chiedono ai nostri rappresentanti in Parlamento di indagare presso l’addetto culturale del Consolato sulle motivazioni che hanno portato alla chiusura dei corsi. Prima che il caso divenga di dominio pubblico, sperano che si giunga a mediazione finalizzata al raggiungimento di una soluzione di buonsenso che preveda l’ottemperamento degli impegni presi dalle sedi diplomatiche.

 

Michaela Nioi